A volte l'Hatha Yoga viene visto come pratica di posizioni e movimenti che stirano e sforzano catene muscolari, articolazioni o altro, come se si trattasse di una forma di stretching raffinato, ma sempre stretching.
E la stessa modalità può a volte essere utilizzata per affrontare gli eventi della vita, affrontando piccoli e grandi problemi usando la forza/sforzo (non solo fisica, ma anche mentale ed emotiva).
La pratica dello Yoga porta esattamente alla condizione opposta: la ricerca del superamento e della liberazione dalle catene degli schemi porta a un atteggiamento attivo, l'obiettivo è di gestire al meglio il corpo, la forza, la mente, portando le tre componenti in armonia tra loro.
Nell'ambito della gestione attiva del corpo è necessario saper indirizzare la forza dove serve, saperla dosare, osservare come un punto d'appoggio è in grado di sostenere la posizione e tutto ciò coinvolge l'intero insieme psicosomatico e comprende la mente.
In movimenti in cui è richiesta una certa forza, se ci lasciamo andare all'automatismo degli schemi andremo a sforzare molto di più di quanto serve.
La gestione passiva del nostro quotidiano è la principale motivazione di affaticamento fisico, psichico e mentale. Saper dosare la forza nei movimenti ordinari da un punto di vista posturale non affatica e non rovina le nostre articolazioni. Se una condizione porta stanchezza o rigidità, cambiando il punto di forza (anche mentale) e magari il punto di attenzione, la stessa pratica cambia e può apparirci dolce e armoniosa.
L'atteggiamento attivo del praticante lo porta a usare i muscoli preposti naturalmente a realizzare un certo tipo di mobilità applicando la giusta forza solo nel preciso momento in cui realmente serve e solo nell'area in cui è necessario; questo permette di mantenere un maggiore livello di vitalità, e applicato nella vita quotidiana questa capacità si traduce nel saper dosare le proprie forze, evitando così di sprecare le proprie energie.
Tratto da “Con forza senza sforzo” di Francesca Bonsignori - Vivere lo yoga n.56, pag.76
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